GRUPPO 7 "GIUNGLA" [Isabella, Nadia]

*Hugo stava andando a risolvere la situazione, era quello che sperava. Si augurava davvero in un esito positivo dell'incontro tra i ricci e gli occhi a palla, non voleva proprio sporcarsi le mani in quella brutta faccenda.
Lei era sfinita, per guarire Hugo aveva usato tutte le forze mentali e fisiche. Perciò lentamente passo dopo passo ciondolava verso il suo rifugio. Tra il silenzio, suo e dell'Isola, solo un pianto riecheggiava nella giungla.
La sua indole era segnata ormai.. andò verso quella disperazione. Era una donna a piangere. Cercando di evitare di spaventarla, arrivò di fronte alla donna.*

Nadia cerco di fermare i singhiozzi, anche se con difficoltà.
Di fronte a lei era appena apparsa una donna misteriosa, una figura eterea, che sembrava quasi appartenere ad un'altra epoca.
"Chi sarà mai questa donna? Avrà le risposte che sto cercando?".

Nadia si asciugò le lacrime, prese coraggio e si alzò in piedi con risolutezza.
Stavolta era davvero convinta che doveva smetterla di piangersi addosso per tentare di risolvere questa situazione che si stava prolungando decisamente troppo.

Nadia si fece seria, guardò la donna dritto negli occhi e parlò con un tono che risultò quasi aggressivo, nonostante non fosse sua intenzione essere scortese con questa sconosciuta.

"Dimmi dove mi trovo e cosa mi sta succedendo".

La ragazza voleva apparire spigliata, ma dal momento in cui si vede piangere una persona è difficile poi vederla interpretare esattamente il ruolo opposto. La fragilità di quel momento era tangibile.

"Cara cosa ti sconvolge? Sei su un' isola. Dimmelo tu cosa ti sta succedendo?"

"A quanto pare, anche stavolta non avrò le risposte che sto cercando", pensò Nadia. La delusione emerse palesemente dai suoi occhi.
Inoltre, l'immagine del proprio corpo che giaceva a terra continuava ad offuscare la sua mente.

Con tono esausto e disperato, Nadia spiegò anche durante questo ennesimo incontro misterioso che cosa le fosse successo, o meglio, quanto in realtà sapesse ben poco di ciò che stava accadendo.

"Io... Io... Non lo so. Non so come sono qui, non ricordo esattamente chi io sia... E...".

Nadia prese coraggio, afferrò delicatamente il braccio della donna e le indicò il proprio corpo che giaceva a terra dietro i cespugli.

L'immagine di quel corpo senza vita e la confusione di quell'anima pensante senza vita la rimandavano ovviamente solo ad un momento della sua vita. L'Isola ancora una volta non lasciava nulla al caso, chi altri se non lei poteva capire cosa stava provando. Ricordando quei primi giorni sull'Isola, le tornava in mente lo smarrimento, la confusione e il disagio che provava continuamente. Quel non capire nulla era devastante, perciò capiva perfettamente e voleva raccontare alla donna proprio questo. Che poteva capirla più di ogni altro, voleva rassicurarla. Ma del resto, quel corpo steso in terra non aiutava la situazione. Forse le loro storie così simili erano in realtà ben diverse, da un lato la rinascita, dall'altra la vera morte, la sarcastica morte che ti sbatte davanti quanto hai perso, quanto di più importante ti rende vivo: il proprio corpo.

Nadia restò in attesa di un commento della donna, ma lei non proferì parola.
Appariva pensierosa, piuttosto che sconvolta da quanto avesse visto.

Nadia le afferrò le braccia, stavolta energicamente.

"Dimmi, lo vedi anche tu? Non sono pazza, vero? Aiutami a capire cosa sta succedendo, ti prego!".

La donna era davvero disperata. Se possibile la sconvolse ancora di più raccontandole tutta la sua assurda storia. Si ritrovarono sedute a terra, con di fianco il corpo senza vita della donna. Le raccontò proprio tutto, la donna era incredula e ascoltò attentamente tutto il racconto.
Non le piaceva per niente quello che stava per fare ma non ce la faceva più, quando vedeva una persona in difficoltà poi si lasciava molto trasportare, ora ancora di più perchè non riusciva a controllare bene le sue emozioni. Era davvero stanca. Si scusò con la donna, si rese conto di non averle neanche chiesto come si chiamasse, ma le disse con grande dispiacere, che doveva lasciarla.

"Vedrai che ben presto troverai la tua strada, fidati! Lascia che tutto faccia il proprio corso..."

Sentì di dirle solo questo, poi continuo il suo cammino...

Nadia tentò con tutte le sue forze di ascoltare i racconti della donna, ma fu invano.
Era decisamente troppo sconvolta dalla catena di avvenimenti che le erano piombati addosso.

Non solo non sapeva dove fosse, bensì non sapeva nemmeno chi fosse.

Era morta? Oppure si trattava di una sorta di allucinazione, un equivoco, o comunque qualsiasi cosa che potesse provare che lei fosse ancora viva?

La donna misteriosa la salutò improvvisamente per proseguire il suo cammino.
Nadia fu riportata per un attimo alla realtà da questo nuovo e ulteriore abbandono, come sempre.

"Ehi, aspetta!", disse Nadia, ma la donna si allontanò con passo rapido, seppur elegante, senza più voltarsi.

"Non so nemmeno il tuo nome...", aggiunse flebilmente Nadia.

E sprofondò nuovamente nell'oblio.