Gruppo 12 "GIUNGLA" [Nadia]

Un uomo altissimo e con un sorriso inquietante irrompe in casa di Nadia in pieno giorno.
La donna comincia a scappare e a gridare, ma nessuno potrà mai sentirla, oppure semplicemente nessuno vuole rischiare la vita immolandosi come un eroe per aiutarla.
L'uomo la immobilizza, lei cerca di liberarsi e di lottare, ma ovviamente la sua esile figura non può competere contro la stazza di quel mostro senza scrupoli.

- Cosa vuoi da me? Lasciami, vattene da casa mia, ti prego!

"Sayid, dove sei? Ho bisogno di te", pensa Nadia tra sè e sè.
Sebbene sia una donna forte e coraggiosa, per tutta la sua vita in caso di pericolo il suo pensiero è sempre corso a Sayid, il suo eroe da sempre e per sempre, nonostante non lo veda da moltissimo tempo e forse non lo rivedrà mai più... Perlomeno non in questa vita.

All'improvviso l'uomo le scopre il braccio e comincia ad iniettarle qualche sostanza sicuramente non gradevole.

- Cosa fai? Ti prego, no!

Mentre la vista le si annebbia, Nadia riesce ancora a vederlo per qualche istante che le sembra interminabile mentre le tiene la siringa puntata nel braccio ridendo fragorosamente e senza pietà.







Nadia apre gli occhi all'improvviso.
Si trova nella giungla, era ancora quell'incubo che la perseguitava per l'ennesima volta: è sempre così maledettamente realistico...
Cerca di calmarsi, ma il cuore le batte all'impazzata. Le sembra quasi che si tratti di un ricordo, di qualcosa che è seriamente avvenuto, ma non c'è nessun altro appiglio che possa confermarle ciò e che soprattutto che ricolleghi quell'episodio al fatto che ora si ritrovi sperduta nella giungla ormai da qualche giorno... Almeno per quanto lei riesca a ricordare.

Stavolta non c'è nessuno con lei, non c'è più la ragazza bionda che aveva incontrato al suo ultimo risveglio. Ormai la sua vita è composta da tanti brevi flash sconnessi e senza alcun filo logico.
Eppure i contatti con le altre persone dovrebbero confermarle che ciò è tutto reale, non si tratta soltanto di una sua allucinazione.
Ma ciò dovrebbe forse esserle di conforto?

Nadia comincia a camminare nella giungla, senza una meta.
Sembra uno spettro: è pallida, la veste ormai lacerata in più punti e i capelli spettinati; nonostante ciò però, conserva sempre la sua bellezza e quella certa aurea di serenità che l'ha sempre accompagnata nei momenti più cupi. Più che uno spettro quindi, si potrebbe dire che sembra un angelo che emerge dal verde brillante della giungla.

Come nei rari momenti di felicità della sua vita, anche in quelli di sconforto il suo pensiero va a Sayid.
Dove sarà lui, adesso? Si ricorderà ancora di lei?
E, soprattutto: si ritroveranno in questa vita o dovranno aspettare la prossima?

- Ma che vita è, questa? - mormora tra sè e sè Nadia, ormai conscia della sua solitudine.

A un certo punto, i suoi piedi vanno a sbattere contro una cassa di legno.
Nadia si china per osservare meglio di cosa si tratti: sembra una cassa da morto, molto semplice e spartana.
Si sente subito sconvolta da questa visione... anche se il peggio per lei deve ancora arrivare.
Poco più in là nota un braccio con delle ferite che sbuca da un cespuglio. Seppur terrorizzata, Nadia si avvicina per controllare e scorge a terra una ragazza con un vestito lilla; nonostante sia palesemente priva di vita, Nadia pensa che mantenga ancora una certa bellezza, sembra quasi che stia dormendo, proprio come accade alle protagoniste delle fiabe.
Ma nel giro di un attimo l'orrore assale Nadia, poiché si rende improvvisamente conto che... si tratta del proprio cadavere.

Nadia lancia un grido lancinante e si copre il volto con le mani.