Gruppo 5 "URBS" [Claire]

Tema: Claire viene tenuta in quarantena per sospetta sickness.

*Faceva freddo nella cella in cui l’avevano messa, e nell’isolamento in cui si trovava poteva persino sentire il rumore dei suoi pensieri tanto era il silenzio intorno a lei. La noia se la giocava da padrona visto che tranne la guardia posizionata di fronte all'entrata della sua prigionia nessuno le si avvicinava. Seduta ad un angolino come un cane che era stato appena messo in castigo aspettava, visto che non aveva alcuna alternativa.*

*Con la schiena appoggiata contro il muro e le gambe incrociate se ne stava in silenzio,solo ogni tanto canticchiava qualche canzone fischiettando dove non ricordava le parole. Non dava confidenza alla guardia anche se aveva capito benissimo che lui invece le avrebbe rivolto volentieri la parola visto che di tanto in tanto si girava verso di lei e la fissava per qualche minuto. Ma Claire abbassava lo sguardo e ricominciava a fischiettare.*

*Era ormai diventata un'abitudinaria della prigionia tanto che ormai la cosa non le dava neanche più fastidio. La solitudine non rappresentava più un problema, ma la mancanza dal suo piccolo quello si che la faceva stare male. Nella sua mente il ricordo di Aaron era nitido, così chiudeva gli occhi e immaginava di averlo ancora lì fra le sue braccia. Immaginava di poterlo stringere forte e poterlo coccolare. E quando quell’immagine diventava così reale nella sua mente l’istinto la portava a stringere forte i pugni e una lacrima le scendeva sul viso quando riaprendo gli occhi poteva constatare che nulla di tutto ciò era vero. Aaron ormai era ben lontano da lei, ma non doveva soffrire per questo anzi doveva esserne felice perché almeno era al sicuro.Certo per una madre sapere che il proprio figlio è al sicuro solo quando è a chilometri di distanza da lei è distruttivo, ma Claire sapeva benissimo che prima o poi si sarebbero rincontrati. In un posto migliore,in un posto sicuro per entrambi dove non avrebbero avuto bisogno di scappare o di fingersi morti o malati.*

*Mille domande sul suo bambino le tenevano perennemente impegnata la testa: starà bene? penserà che sono una cattiva madre e che l’ho abbandonato?. Ma la guardia che aveva iniziato a camminare con passo pesante su e giù davanti alla sua cella senza fermarsi mai la fece tornare alla realtà. Quella guardia non le piaceva per niente.*

-"Ehi biondina, ma a cosa pensi così intensamente?" *le disse avvicinandosi alle sbarre della cella.*
-"A niente di rilevante, tu piuttosto non hai di meglio da fare che passare la giornata a fissare “la malata”?" *Claire aveva troppe preoccupazioni, e di certo non avrebbe passato il tempo a fare "salotto" con quell'uomo. Quindi gli rispose con freddezza sperando di dissuaderlo dal porle qualsiasi altra domanda. Ma naturalmente non ottene il risultato sperato.*
-"Che caratterino, comunque no. Questo è il mio lavoro, e mi sembra di farlo anche abbastanza bene non trovi?." *la guardia le rispose sorridendo, per qualche strano motivo gli piaceva dialogare con Claire, o forse la stava solo prendendo in giro.*
*Claire riabbassò lo sguardo, non aveva proprio voglia di parlare con lui e pensava che rimettendosi nella posizione di prima l’uomo l’avrebbe finalmente capito lasciandola in pace.*
-"Anche l’altra ragazza era come te. Se ne stava tutto il giorno seduta in disparte senza rivolgermi la parola. Si vedeva che aveva qualche rotella fuori posto." *Le disse ridendo ma iniziando ad usare un tono scontroso.*
-"La ragazza? Quale ragazza?" *Claire si alzò di scatto avvicinandosi alle sbarre della cella.*
-"Ah vedo che quando l’argomento ti interessa mi dedichi la tua attenzione. Una biondina, magrolina. Era stata messa nella cella accanto alla tua." *La guardia continuava a darle risposte vaghe mantenendo quel tono scontroso e di superiorità.*
*Claire iniziò a pensare a chi potesse essere quella ragazza biondina e magrolina, era curiosa e voleva sapere ma non aveva intenzione di farlo capire a quella guardia. Non lo sopportava, e di ciò ne era sempre più convinta. Così mentre si riallontanava dalle sbarre per tornare alla sua solita posizione gli rispose con sarcasmo.* -"Nessuno di rilevante insomma."
*Era ancora di spalle quando però l’uomo le rispose* -"Libby,si chiama Libby. E’ stata qui fino a ieri, sono sicuro che vi sareste trovate bene ad essere “vicine di celle”." *E ridendo si allontanò dalla cella, lasciando di nuovo Claire sola con i suoi pensieri.*

*Poteva ancora sentire le risate della guardia che con il suo solito passo pesante si stava allontanando.* "Libby...chissà che fine avrà fatto." *pensò.*

*Ma purtroppo ora non aveva il tempo di pensare a lei, il suo bambino stava lasciando l'isola e lei doveva trovare un modo per continuare a mantenere in piedi tutte le bugie che insieme al fratello e a Charlie stava mettendo in atto. Proteggere un bambino che dovrebbe essere morto e ora anche una finta malattia. Tutto le sembrava così difficile, la sensazione di venire scoperti la faceva stare male. Claire aveva ancora paura. Ma in un modo o nell'altro ce l'avrebbe fatta. Ce la doveva fare.*
*Così nella speranza di trovare consiglio nella notte si distese a terra immaginando ancora una volta di avere Aaron vicino a lei. Chiuse gli occhi e rimase lì sdraiata a terra semplicemente a pensare.*