GRUPPO 7 "OTHERVILLE" [Ben, Hugo]

Occhi che si studiano a vicenda in cerca di un dettaglio, un cedimento, un dubbio in cui poter far breccia.
Mani lungo il corpo nel tentativo di nascondere al proprio avversario l'esitazione che pervade nella propria mente.
Tutto ciò ricordava ad Hugo l'atmosfera che si respirava durante quei vecchi e sempre avvincenti film western, passione che lo zio Tito gli aveva lasciato come unica eredità anni e anni fa.



"Ben" provò ad esordire con un tono di voce il più tranquillo possibile "non ho idea di cosa sia successo a te o a chiunque altro su quest'isola, ma di sicuro tu non sei la persona che ho lasciato tempo fa... Cosa diamine è successo, coso?!?"

Cosa è successo? Niente, guarda, abbiamo riaperto il vecchio club del libro e questa volta Juliet mi ha pure convinto a organizzare tornei di bridge.
Hugo, svegliati, siamo in guerra!



Eloise, Locke... I falsi paladini della morale, i difensori puri dell'Isola... Si dovrebbero vergognare.
Ma cosa ne sai tu, che sei stato a giocare per mesi col tuo amico immaginario...
Hai/avete visto la frattura? Ecco, non ci fanno più passare a sud. Hanno lasciato i malati di qua. A marcire. A crepare.
La MIA isola. Ci sono nato. Conosco ogni filo d'erba, ogni arbusto della giungla, ogni granello di sabbia. E ora è in mano a questi invasati.
Non mi guardare così. So anch'io che al tempo in cui eravamo insieme tutto era diverso. Tutto era più semplice.
Le persone sono come le stagioni, Hugo. Cambiano. Si adattano.

"Già, le stagioni..."

Il pensiero vola lontano, torna indietro a quando il tempo era ancora dilatato, le giornate lunghe e tutto era più facile.

"Ma sei pur sempre tu, Benjamin! Diamine, è con te che ho trascorso i momenti migliori su questa dannata isola, è con te che ho imparato a conoscerla, ed è grazie a te se..." nascondendo la sua innata timidezza "Dai su... Insomma, sono affezionato al vecchio Ben, e son sicuro che si sia solo fatto da parte per dar spazio al tuo lato bellicoso!"

Il tono di Hugo iniziava a farsi più grave, un misto tra rabbia e speranza.

"Ricorda i tempi andati: sei proprio sicuro che non ci sia altro modo oltre il sangue di risolvere la faccenda?"

Hugo, guardami in faccia. Tu pensi che questo sia un gioco? Il Risiko è di là che prende la polvere. Qui si fa sul serio.
Ti ricordi il mostro, il finto Locke? Almeno lui aveva la decenza di dichiarare la malvagità dei suoi metodi. Non voleva farsi amare a tutti i costi. Non aveva la pretesa di salvare il mondo per convincersi di avere uno scopo nella vita. Locke invece, tu non sai di cosa è stato capace.
Poi, mentre noi combattevamo contro la Malattia, cercavamo disperatamente una cura dentro e fuori dall'Isola, loro pensavano a cambiare i nomi dei luoghi in lingua latina. Come se questo li rendesse migliori.
Non credo tu sia ancora pronto per tutta la storia. Anche se il mondo va in fiamme, è bello crogiolarsi nel giardino dell'innocenza...

- Chi nasce tondo non muore quadro -
- Và a contraddire i vecchi proverbi, non ne sbagliano mai una! - Hugo non riusciva a darsi pace: che il Ben suo amico sia stato solo una breve parentesi nel mix di perfidia e cinismo di cui è fatto per davvero?

"Forse hai ragione" esordì d'un tratto interrompendo il fiume di parole di Benjamin "ma so per certo che di questo passo la pace (se è questo davvero il tuo obiettivo) non si raggiungerà tanto facilmente. Hai la vista corrotta dall'odio, così come lo era in passato. Se l'Isola mi ha insegnato qualcosa, è che c'è sempre bisogno di trovare un equilibrio per far funzionare le cose: nero e bianco, ombra e luce, rassegnazione e speranza. Cinismo e buonismo. Ben e Hugo..."

L'ultima volta che ci siamo incontrati non eri così lucido, ma se davvero sei guarito, io sono pronto a farmi da parte. Sei tu il mio numero 1.
Sono parecchi i problemi da risolvere, ma se è ciò che vuoi, va bene, ti racconterò tutto. Sappi però che l'obiettivo non è mai stata la pace, ma la sopravvivenza. Non è questo ciò che facciamo da quando siamo nati?
A cominciare dalla sopravvivenza dei malati sull'Isola. Primo punto all'ordine del giorno: somministrare l'antidoto. Non hai idea degli sforzi che ho fatto per procurarmelo.
La tua amica, come si chiama... Elizabeth, che dici, ne avrà ancora bisogno?

"UO' UO' UO', COSO!"

Le mani di Hugo si distesero in tutta la loro ampiezza, cercando di allontanare la bislacca proposta di Ben: gli era ormai più che chiaro che l'etichetta di "numero 1" non gli si appiccicava addosso per niente, così come quella di "salvatore della patria".

Poi come trasportato da una folata di vento gli arrivò quel nome... "Elizabeth...", seguito subito dopo dal significato delle parole di Benjamin.

Un antidoto! Una parola con un peso tale da smuovere del tutto l'ago della bilancia della sua indole pacioccosa.

"Forse allora c'è speranza. Sì sì, sicuramente! Dai, che stiamo a far qui fuori? E' il momento di rimboccarci le maniche. Per entrambi!"

Dunque, Hugo, è questo ciò che vuoi: restare con me, ancora una volta, a proteggere questo piccolo mondo tra oceano e cielo?



*Hugo annuì, tutto sommato con convinzione.
Era rinfrancato dalla prospettiva di rivedere la vera Libby, quella che aveva conosciuto e di cui si era innamorato, e non quella specie di abulico ectoplasma errante.
Ben e la sua missione gli apparivano ora sotto una luce diversa, migliore. Un cinismo applicato al bene comune, si convinse.*

È una tua scelta, ed è quella giusta. Hai scelto di stare dalla parte dei buoni.
Ora ascoltami attentamente. Questo è ciò che dobbiamo fare:

---THE END---