Gruppo 3 "SYDNEY" [Boone, Charlie]

Sinossi:

Spoiler:

[Hilton Hotel, Sydney]
*Scendere. Non c’era dialogo. Un ascensore lussuoso, un vestito elegante, una valigia opulenta, un inquilino indesiderato. Aveva dato un po’ di pietà al tossico o ex-presunto tale. Aveva strisciato la sua carta di credito anche per lui fingendo superiorità, fingendo di farlo perché erano stati compagni di avventura, fingendo che magari Charlie avesse pianto al suo seppellimento. Aveva strisciato la sua carta di credito per lui, invece, per scaricarsi la coscienza. Come aveva imparato da Sabrina, in modo eccepibile. I soldi possono guarire qualsiasi ferita, possono alleviare qualsiasi dolore? Quando aveva strisciato la sua carta di credito aveva avuto la risposta. Sì. Si era sentito meno colpevole: qualcuno l’avrebbe definito superficiale, ma almeno lui si stava pulendo la coscienza. Il problema non era se stesso, ma l’inquilino dell’ascensore, pieno di buoni sentimenti, così corretto e così buono. Una carta di credito avrebbe lenito il suo dolore, ma una carta di credito avrebbe permesso a Charlie di perdonare il suo gesto? Intanto l’ascensore scendeva. Un ascensore per l’inferno.*

*Aveva deciso di non intralciare il destino, a volte così indecifrabile e misterioso, questa volta così chiaro e certo. Aveva deciso di seguire Boone, convinto che la sua vicinanza non fosse per niente casuale. Era anche comodo per lui abbandonare Sydney e l'Australia, allontanarsi e lasciarsi indietro, una volta per tutte, il piccolo Aaron, ora al sicuro.
Per una volta nella vita aveva fatto qualcosa di buono, era riuscito in qualcosa, era riuscito a portare quel bambino in salvo ma adesso...non sapeva che fare della sua vita* Ground Floor *disse l'ascensore con la sua voce metallica ma cordiale. Le porte si aprirono e i due abbandonarono il lussuoso hotel e i suoi lussuosi comfort, tutti pagati da Boone, eccessivamente gentile nei confronti della rockstar.* Taxi! *Disse Boone alzando il dito, Charlie lo seguì*.

[Taxi diretto all'aeroporto di Sydney]
*Odiava essere così dannatamente gentile e odiava quel senso di devozione che al momento Charlie gli stava dimostrando. Ah, stupido ingenuo Charlie! Se solo avesse saputo quanto gli era interessata la vita del piccolo Aaron, o quella di Claire o quella di Charlie stesso. Se l’avesse saputo l’avrebbe picchiato? Forse. L’avrebbe ucciso? Probabilmente sì. Quanto amava quella ragazza? L’amava così tanto da rischiare ogni cosa. Anche se stesso. Ma si può morire per amore? Aveva dato l’anima per Shannon, per la sua salvezza, e non aveva mai ricevuto indietro nulla. Forse non solo lui si meritava di soffrire. Il mondo doveva partecipare al suo dolore. E in quel momento, in quel microcosmo che era quel taxi, il suo bersaglio era Charlie.* Charlie. Io ho… *Un groppo alla gola.* Io ho fatto… *Colpisci. Diretto.* Ho sacrificato Aaron per salvarmi.

*Le parole di Boone interruppero il silenzio nel taxi e l'apatia di Charlie, che ora provava una forte rabbia, desiderosa di sfociare. Ma prima voleva sapere, voleva sentirsi dire che aveva avuto ragione a non fidarsi di quella serpe quando lo incontrò sull'isola.* Si girò di scatto verso di lui e gli prese con forza la giacca costosa stringendola tra i suoi pugni.* Che diavolo hai fatto?! *Urlò. Il tassista, un uomo di colore con un cappello e una sigaretta in bocca, guardò nello specchietto retrovisore. *Ah, queste coppie gay..*mormorò tra sè e sè*.

Lasciami la giacca. *Abbassò le mani verso quelle di Charlie, il quale mollò la presa. Incredulo lo guardava attendendo una spiegazione. Un motivo per il quale aveva nominato Aaron. Sapeva che non avrebbe mai capito perché stava ragionando con il cuore e Boone non era assolutamente nessuno per Charlie. Invece Aaron… era ormai la sua famiglia. * Sono stato costretto. *Avrebbe potuto mentire nuovamente ma ormai voleva chiudere il passato dentro quel taxi e tornare semplicemente a casa.* Qualsiasi cosà ti dirò non mi crederai… non ti sei mai fidato. Quindi accetta il soggiorno a Sydney e il volo per Los Angeles come… *si girò a guadare il panorama della città.* …come un segno del mio pentimento. *Si girò nuovamente verso Charlie seduto al sua fianco e sorrise in modo quasi impercettibile

il quale sorriso non sfuggì al suo interlocutore che si stava gonfiando di rabbia.*

Non me ne frega niente del tuo pentimento! *disse Charlie nervoso* Devi dirmi tutto, altrimenti non riuscirai a tornare a casa! Cosa hai fatto ad Aaron?! Cosa volevi realmente da Claire?! Dimmelo!

Tranquillo amico! Se proprio ci tieni. Sono stato costretto a prendere una decisione. Se fosse successo a te non avresti avuto il minimo dubbio a sacrificare la mia vita o quella di mia sorella. Ero un lupo messo all’angolo. Ne andava della mia vita. Quindi ho detto a Seth che la chiave di tutto era Aaron e ho dovuto… ho dovuto partecipare al sua piano. *Si avvicinò al viso di Charlie con fare di sfida.* E se tornassi indietro lo rifarei. Sacrificherei sempre la tua “famiglia” e la tua storia d’amore per salvare la mia! *Senza far intuire a Charlie se stesse parlando della sua famiglia o della sua storia d’amore.* Poi il resto della storia lo conosci…

*Il taxi si fermò. Erano arrivati all'aeroporto. Avrebbe voluto ammazzarlo, ma non era un assassino.* Paga il taxi* Si limitò a dire. Boone pagò, si tirò la giacca eliminando le pieghe create dai pugni di Charlie e scese. La rockstar lo seguì. Si diressero a passi svelti verso l'entrata dell'aeroporto. Boone, davanti, per non affrontare lo sguardo del vicino, sembrava sorpreso dalla non reazione di Charlie e allo stesso tempo, timoroso e circospetto, senza farlo notare, era pronto al colpo alle spalle. Quando improvvisamente si fermò, si voltò e guardò negli occhi Charlie* "Non era mia intenz..." *Un pugno sullo zigomo ben assestato non lo fece finire.* Non mi interessa quello che hai da dire! *Boone si alzò da terra spettinato e dolorante* ora dammi il mio biglietto e goditi il viaggio! *preso il biglietto, Charlie si voltò e si diresse spedito versò l'entrata.

*”Credo di aver preso più pugni in questi 4 mesi che in tutte le mie due vite”, pensò. Ma quel pugno se l’aspettava. Era atteso. Puntuale quasi quanto la morte. Non gli aveva fatto male quanto quello ricevuto dal palestrato nel bar, ma questo era pieno di significato, di odio. Ma stranamente quell’odio lo faceva sentire quasi vivo. Qualcuno provava per lui qualcosa. Come avrebbe voluto che anche Shannon provasse per lui quell’odio, quella rabbia, quel rancore… quell’amore… Un volo lussuoso, un vestito elegante, una valigia opulenta. Un inquilino indesiderato ormai un ricordo del passato. Questa volta sperava per sempre. Ma il destino è una puttana capricciosa. Si diresse verso l’imbarco. Questa volta prima classe. Shannon sarebbe stato fiero di lui.*

*Ormai pronto a imbarcarsi sull'aereo, diretto a Los Angeles, senza un meta precisa, senza uno scopo. Si guardò le nocche arrossate: in fondo Boone non era pericoloso finchè stava lontano dall'isola e da quel suo mostro, pensò. Fissò per un attimo una ragazza maledettamente simile a Claire poi salì a bordo dell'aereo.*