Gruppo 2 "IL BIVIO" [Isabella, Shannon]

...Poi un boato. Cupo. Assordante. Blocca le lacrime e allontana ogni dramma. Pochi passi indietro, mentre fissa i pezzi di roccia che si rincorrono verso il basso, mentre il limite tra orlo del precipizio e precipizio stesso diventa pericolosamente sottile. Non è il momento di porsi domande, non è il momento di restare a guardare, è il momento di scappare, è il momento di correre.

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l dubbio. La speranza. La paura del fallimento.
La certezza. La disfatta. Il peso del fallimento.
Andata.
Ritorno.
E' forse la paura del fallimento peggiore del fallimento stesso? Evidentemente sì. Il sollievo che guida leggeri e sicuri i passi di Shannon, sembra confermarlo.
Si respira meglio al ritorno. Percorrere al contrario il "sentiero del destino" è più semplice. Nessuna responsabilità, nessun cambiamento, nessuna crescita con cui fare i conti.
Solo Shannon, di nuovo, sempre lei, sempre quella.
E chi se ne frega di tutti gli sforzi fatti, se il mondo non sembra notarli o ripagarli con fiducia, allora forse è meglio smettere di provarci. Mentre passi sinceri anticipano i suoi, i passi di chi ha offerto conforto silenzioso alla ragazza bionda mandata a morire su un burrone. Ecco, così sono stati ripagati i suoi sforzi. Dalle promesse alla morte. Dal bivio al burrone. Sorride, amaramente, ma sorride.
Inciampa quando vede lei. Quando riconosce la donna che l'ha derubata del suo lieto fine. Riesce a non cadere, ma si ferma a fissare lo sguardo di quella donna, totalmente stravolto in sole poche ore.
Cos'è? La luce della vittoria ha già placato la sua vena isterica? Il successo insegna a sorridere?
Un bivio. Due destini opposti. Due donne.
Solo due stavolta.

Alza lo sguardo, incredula, cercando di capire che fine abbia fatto la signora " adesso risolviamo la faccenda" della notte precedente. Non è di certo la donna gentile che le sta tendendo la mano.
La luce della vittoria ha addolcito anche il suo tono di voce. Ennesimo miracolo dell'isola?

"Sto bene."

Risponde, mentre con scarso orgoglio accetta la mano della donna.

[Isabella]
Pochi minuti prima marciava decisa e spedita in un sentiero semisconosciuto, senza neanche l'ombra della titubanza dell'andata. Nessuna esitazione, la giungla aveva provato in ogni modo a rallentare il suo passo, ma invano. Non sapeva bene perché, forse il rito o forse quel qualcuno che sente ancora lottare tra la vita e la morte, aveva mosso i suoi passi.
Poi però il bivio l'aveva fermata, la ragazza bionda, i suoi occhi che ora la fissano e la inchiodano. La immobilizza.
Il modo in cui quegli occhi cercano goffamente di vendere disperazione per odio, la costringono a bloccare la marcia più a lungo del previsto.

Immediatamente si pente di aver accettato la sua mano, un gesto compassionevole davvero misero.

"Ti prego, non sforzarti di essere carina con me. Non ne ho bisogno."

Si affretta a dare le spalle alla donna che si ostina a guardarla come un cucciolo abbandonato in autostrada.
Alla donna falsa che sgomita, alza la voce e perde la calma, pur di raggiungere il suo scopo e dopo averlo raggiunto si trasforma nel dolce e docile buon samaritano. Nausea.

"Buona passeggiata."

[Isabella]
"Aspetta!"

Sa che probabilmente quella ragazza non potrà darle l'aiuto che sta cercando. Sicuramente è lei stessa ad aver bisogno di aiuto, quanto e come la ragazza intrappolata. Quellla fisica, in fondo, non è la peggiore delle prigioni.

"Il rancore ti farà soltanto male. Non lasciare che ti distrugga.
Lei lo ha fatto per il bene di quest'isola e di tutti noi.
Il tuo. Il mio. Quello della mia bambina."

Teneramente posa la mano sul suo ventre. Quel semplice gesto, quel semplice pensiero, le strappa un sorriso che forse non ha nessun diritto di trovarsi sul suo viso, in quel momento in cui la vita di una donna attende impaziente il suo intervento, per non spegnersi.

Ma certo. Tutto chiaro, adesso. Finalmente il motivo di quella assurda scelta è lampante. Perché lei e non Shannon? Perché la donna insulsa, falsa ed isterica e non Shannon? Perché lei è incinta e Shannon no. Probabilmente sull'isola funziona come sugli autobus: alzarsi e lasciare il posto alle donne in dolce attesa. Che scemenza.*

"Non ti avrei mai lasciato il mio posto sull'autobus..."

[Isabella]

Non solo i suoi occhi, ma anche le sue parole, quelle frasi insensate ed incomprensibili, tentano di spacciare cupa disperazione per odio puro. Ma non può perdere altro tempo.

"Ascoltami, lei è morta. Per noi. per tutti noi. Non capisci la grandezza del suo sacrificio?
Non farti accecare dall'odio. So che lo capisci, trova solo la forza di ammetterlo."

Mentre minuti preziosi continuano a correre via, cerca in un qualunque gesto della ragazza un segno di cedimento.

E' morta. Un brivido. Freddo. O forse caldo.
Di piacere. O forse di dolore.
E' morta lei. E non io. Nonostante il suo piano.
Un sorriso. Ed un groppo in gola.
Una risata isterica. Ed una lacrima ancora più isterica.
E' possibile non riuscire a definire quella sensazione? Ma è davvero così importante farlo?
E' morta la sua guida. E' morto il suo Giuda. E' morta la sua salvezza. E' morto il suo mancato boia.
Mentre i ricordi si accavallano e contraddicono di attimo in attimo ogni sensazione provata, un tacito grazie sembra essere l'unica risposta possibile.
Grazie per avermi salvata. Ma grazie anche per la tua morte, quando hai voluto così tanto la mia.
Riposa in pace, Rebecca.

Si volta di nuovo verso Isabella.

"Andiamo via"

Quasi una supplica.

[Shannon]

Come al solito infastidita, chiese subito dove stessero andando e quanto ci sarebbe voluto. Isabella ormai totalmente presa dalla parte dava sempre meno risposte chiare, ma forse perché neanche lei conosceva le risposte. Le disse soltanto che con piacere la stava conducendo dove era quasi stata.

[Shannon]

Cominciava a pensare che Isabella fosse squilibrata. Passava dall’essere gentile, all’essere confusa, all’essere assente.
“Tanto meglio essere una comune mortale…” disse ad alta voce sempre più seccata.
Con la posa di chi è in snervante attesa, aspettava che Isabella tornasse sul pianeta terra.

[Shannon]

Bene. Era davvero impazzita.
“Si certo Isabella. Vado a prendere una pala sia per me che per te e cominciamo a scavare..”
Non aveva una meta, una persona da incontrare ma cominciava a pensare che seguire quella pazza incinta forse non era la cosa giusta da fare.

[Shannon]

Bella domanda. Nessuno mai l’aveva coinvolta in una cosa così importante e delicata. Sia nella vita e tantomeno sull’Isola. Ogni volta facevano in modo di tenerla fuori convinti che fosse incapace e non all’altezza. Perciò , anche se un po’ preoccupata, accettò e decise di seguirla.

[Shannon]

A guidare era Shannon, che non aveva idea di dove stesse conducendo se stessa e Isabella. Stava andando verso la spiaggia, unica strada di sua conoscenza. Lì l’ultima volta aveva lasciato Sayid, sperava di ritrovarlo nello stesso punto. Dopo tutto lui era sempre stato utile sull’Isola. Le ragazze camminavano in silenzio.

D’un tratto cominciò a sentirsi il rumore dell’oceano. Davanti a loro non la spiaggia, ma il molo. Erano fortunate, c’era qualcuno. O era meglio dire: erano fortunate? Isabella distinse una persona su tutte: Eloise. Forse sin dall’inizio aveva sperato di incontrare proprio lei. Teneva lei il passo e si dirigeva verso il pontile, mentre Shannon le restava dietro.