Gruppo 4 "IN FUGA" [Kate, Sawyer]

*Ore 6.00 del mattino,il cielo stellato aveva ormai lasciato spazio ad una tiepida alba dopo una notte di viaggio tra le strade della California e dell'Arizona. Così i primi raggi del sole filtravano nell'auto illuminandoglii il viso. Giovavano decisamente alla sua stanchezza e o 'aiutavano a restare sveglio. Kate, invece, dormiva già da qualche ora, di tanto in tanto James si voltava per guardarla un po'... mentre dormiva era ancora più bella di quanto ricordasse. Inizialmente avevano optato per Jasper come meta ma riflettendoci su 1 giorno di viaggio non sarebbe stato il massimo vista la situazione, così i due si accordarono nel far tappa a Albuquerque, dove li avrebbe aspettati Cassidy. A Kate faceva di sicuro piacere rivedere la sua amica e la piccola Clementine.
Mancavano poche ore all'arrivo, intanto Kate iniziava a svegliarsi...*

*Si rivolge a lei con un sorriso: *
-Buongiorno "Biancaneve", dormito bene?

*Lascia per qualche secondo il volante e con un braccio prende una busta di carta che aveva posato sul sedile posteriore e la porge alla donna.*
-Caffè e brioche? Sono ancora caldi,li ho presi ad una stazione di servizio. E' un po come portarti la colazione a letto Lentiggini!

*Un raggio di sole capriccioso le illumina il viso, rompendole il sonno. Con la mano si strofina gli occhi, facendo del suo meglio per aprirli. La strada di fianco a lei scorre silenziosa. Le ci vuole un po' per realizzare e ricomporre il puzzle della notte precedente. La pillola.....La fuga.... Jack.... La polizia.... Sawyer.... Di nuovo una fuga.
Si gira, con la paura di essere di nuovo sola e di trovarsi davanti agli occhi le sbarre della sua cella.
Invece lui è lì, che guida corrucciato. Lui è lì, e questo, per il momento, è abbastanza.
Le sorride e lei gli sorride di rimando.

Buongiorno *risponde con la voce ancora piena di sonno.* Caffè e brioche? Potrei quasi farci l'abitudine... Grazie.*

*Addenta un morso di brioche, assaporando fino alla fine quel momento così tranquillo eppure così pieno di vita. Sarebbe dovuta morire, per questo ogni respiro, ogni raggio di sole, avevano cominciato ad acquisire un'importanza fondamentale nelle sue ultime ore.*

driiinnnn driiiinnnnn...

*I suoi pensieri e la sua colazione take away vengono interrotti dallo squillare incessante del cellulare. Sawyer la guarda, incuriosito.*

Sì...?

*Una voce conosciuta dall'altro capo del telefono le fa quasi rimpiangere di avere risposto.*

Sì, ho capito. Va bene.

*Poche parole, poche indicazioni, poche domande. Si doveva agire e basta. Guarda Sawyer, sospira e si prepara a parlare.*

Era Eloise. Dobbiamo farci trovare tra 42 ore esatte in un campo volo vicino a Thoreau.

*Sawyer annuisce silenzioso.*

Direi che abbiamo tempo a sufficienza per passare da Cassidy. E poi avrei bisogno di farmi una doccia...non so se ti sia mai capitato di dormire in un obitorio ma ti assicuro che non è molto piacevole.

*Per l'ennesima volta avrebbero dovuto cambiare il loro piano e ancora per l'ennesima volta avrebbero dato ascolto ad Eloise. Con un Jet privato sarebbero stati condotti in Italia, per chissà quale assurdo motivo...*

[@Casa di Cassidy]
*Riabbracciare sua figlia dopo tutto quello che era successo era più che un miracolo. Non riusciva proprio a nascondere l'emozione agli occhi delle due donne che restavano in disparte ad osservarlo, stupite probabilmente dall'inusuale atteggiamento di James. Peccato che il tempo per i saluti fosse breve, infatti, sarebbero dovuti ripartire di lì a poco. Un volo diretto per l'Europa li attendeva.*

*Il jet prende velocità e, delicatamente, si solleva dalla pista. Kate chiude gli occhi, stringendo con forza i braccioli del sedile.*

*Quelle ultime ore erano state quasi surreali. Come trovarsi in un sogno, o per lo meno nelle immediate vicinanze. Si erano presentati improvvisamente davanti alla porta di Cassidy, sfiniti e confusi. La donna li aveva ospitati, facendo del suo meglio per non fare troppe domande alle quali sicuramente non avrebbero avuto voglia di rispondere.*

*Qualche scossa, qualche tremolio e poi su, verso le nuvole. Lontano da tutti coloro che la stavano cercando, lontano da tutti coloro che conoscevano il suo volto. Kate riapre gli occhi. La città sotto di loro si fa sempre più piccola.*

*Le prime ore insieme trascorsero in silenzio, c’era poco da dire e poco da chiedere. Sawyer cercava di rubare ogni attimo per stare con sua figlia e quando lei dormiva, stava seduto sulla panca sotto la finestra del salotto, scostando di tanto in tanto la pesante tenda blu per sbirciare fuori, all’erta per ogni minimo rumore. La prima sera avevano sentito delle sirene in lontananza, si erano guardati pietrificati dal terrore, incapaci di muovere anche solo un muscolo. Poi la sirena era sparita tra i rumori della notte e non l’avevano più sentita.*

*Sawyer era vicino a lei e ciò le trasmetteva una certa sicurezza. Non era sola, e quello era già qualcosa. Ogni tanto i loro sguardi si incrociavano, si scambiavano un sorriso imbarazzato e tornavano a guardare una fuori dal finestrino e l’altro in un punto imprecisato di fronte a sè.*

*Dopo le prime ore di paura ed imbarazzo avevano finalmente cominciato a parlare. Dapprima rivolgendosi i soliti convenevoli: “come stai? Vuoi qualcosa da mangiare? Clementine si comporta bene?”. Poi, di fronte a due tazze fumanti di caffè, avevano cominciato a parlare del più e del meno. Dell’esplosione dell’elicottero, di Jacob, della prigione... Ma il tempo passava e il momento di partire si avvicinava.*

*Mare, terra, nuvole. Poi ancora mare e poi ancora terra. Poi ancora nuvole. Il viaggio sembrava interminabile e tutto lo stress e la tensione di quegli ultimi giorni si trasformarono improvvisamente in stanchezza. Lottava per tenere gli occhi aperti. E se si fosse addormentata e risvegliata da sola in qualche antro sconosciuto della terra? Non poteva dormire. Non poteva affatto. Non poteva... si lasciò andare, ogni muscolo, ogni nervo del suo corpo si destese. Si addormentò facilmente come non le era mai capitato in vita sua. Appoggiò la testa alla spalla di Sawyer e si concesse finalmente un po’ di riposo.*

*Passarono il tempo restante nello stesso modo in cui avevano trascorso quello precedente: ogni tanto Sawyer sbirciava dietro le tende del salotto, Kate aiutava Cassidy a mettere a posto la casa, ogni tanto si concedevano anche una chiacchierata leggera. Le 42 ore passarono. Alle 4 del mattino uscirono di soppiatto dal loro rifugio e si chiusero la porta alle spalle. Sgattaiolarono nella macchina, diretti al campo volo, e da lì verso chissà quale parte dell'Italia*

*Aprì gli occhi. Non doveva aver dormito troppo, si sentiva ancora stanca. Dal finestrino vide che la terra cominciava ad avvicinarsi: una specie di coperta patchwork fatta di campi ed appezzamenti di terreno si stendeva sotto i loro occhi. Toccò la mano di Sawyer, muovendogliela appena.*
Sawyer, penso che siamo arrivati.

*Quel viaggio in jet nonostante gli "sfortunati precedenti" gli aveva permesso di rilassarsi un po' e lo aveva aiutato a ricaricare le batterie, ma era giunta finalmente l'ora di scendere. Aperto il portellone rimase per qualche istante abbagliato dalla luce,la temperatura invece era più mite di quella che avevano lasciato.
James iniziò a guardarsi attorno per cercare di capire in che posto si trovassero, spaesato e perplesso si voltò verso Kate per chiederle cosa ne pensasse, quando all'improvviso il pilota del jet balzò dal velivolo invitando i due ad entrare nel piccolo paese che sorgeva davanti a loro. Poco invitante, dall'aspetto medievale e dall'atmosfera tetra: questo era quello che li attendeva in Italia, niente pizza e spaghetti come sperava James, che avrebbe fatto volentieri uno spuntino...*

Kate, ed ora che diavolo facciamo?

*Un paese fantasma. Ecco quello che sembrava. Si guardò attorno spaesata: non c'era anima viva. Il pilota del jet dopo averli fatti scendere gli aveva rivolto due parole veloci e se n'era andato senza troppi convenevoli.
Tutt'intorno la desolazione più completa.
Si trattava di un piccolo paesino arroccato su un'altura, di chissà quanti millenni.*



Eloise ci ha detto di aspettare qua.

*Gli rivolse un sorriso, triste e speranzoso allo stesso tempo.*

Beh...se non altro la polizia non mi troverà.

*Un debole vento soffiava tra le foglie dei cipressi. Il sole, a ovest, stava quasi tramontando e disegnava delle lunghe ombre sul suolo. Nulla si muoveva in quel posto. Non un segno di vita. Sembrava, in effetti, che la vita non avesse mai toccato quel paese. Le case erano diroccate e le finestre sprangate con legno marcescente. Un cartello mosso dal vento indicava che quel posto dimenticato da Dio aveva persino un nome: Bagnoregio.*

Forse è meglio che ci cerchiamo un posto dove passare la notte, non credi?

Certo, non possiamo restare per strada ad aspettare che la vecchia si faccia viva. Avviamoci verso il centro di questo postaccio!

*Attraversarono a piedi praticamente tutto il paese,che si confermò completamente deserto. Non un' anima viva, non un cane e nemmeno un segno che lasciasse pensare che mai ci fosse stato qualcuno prima di loro. Quella situazione tuttavia fece balenare un dubbio nella mente di James che collegò in qualche modo quel paese desolato con la Dharma. Non si sarebbe stupito affatto se dietro una di quelle porte ci fosse nascosta una delle loro stazioni.Così si avvicinò a quella che sembrava una struttura importante del posto,forse il comune. Con una breve rincorsa buttò giù la porta. Il dubbio diventò certezza: davanti a loro una stanza piena di computer che monitoravano altri luoghi e ovunque posasse gli occhi c'era uno di quegli odiossissimi loghi Dharma. Si voltò compiaciuto della sua scoperta verso Kate:* Elementare, Watson!

*Per ogni monitor c'era una realtà diversa. Per ogni realtà diversa c'era una telecamera che registrava ogni secondo che trascorreva. Si voltò stupìta verso Sawyer, che la guardava con sguardo compiaciuto. Scavalcò un pezzo di legno massiccio che fino a poco tempo prima era un pezzo di portone e si inoltrò nell'oscurità della stanza.
Guardò uno ad uno gli schermi sul muro. Luoghi sconosciuti, apparecchiature varie, si distendevano davanti ai suoi occhi come una distesa infinita di cavi e trasmissioni. Non c'era nessuno che conosceva. Per un secondo aveva quasi sperato di vedere Jack in uno di quei monitor. Ma il monitor era rimasto uno schermo senza vita e aveva continuato a proiettare immagini pressochè immobili.*

Andiamo di sopra e cerchiamo di riposarci. Se arrivasse qualcuno sono sicura che entrerebbe qua dentro.

*Salirono le scale e sbucarono in quello che, tanto tempo prima, sarebbe potuto essere uno studio. I mobili erano coperti da una patina di polvere e li facevano sembrare una grottesca ricostruzione di uno scenario di qualche parco dei divertimenti. Sawyer prese posto su un divano ingiallito. Kate gli si sedette a fianco, appoggiò la testa alla sua spalla e si addormentò.

Se solo avesse aspettato qualche minuto in più, nella stanza dei monitor, la sua attenzione sarebbe stata attirata da uno in particolare. Se solo avesse aspettato qualche minuto in più, si sarebbe accorta che uno di quei monitor riprendeva un luogo che aveva lasciato solo qualche giorno prima. Se solo avesse aspettato qualche minuto in più, avrebbe sicuramente visto un uomo dall'aria famigliare ed una donna bionda che si rincontravano dopo tanto tempo.*