GRUPPO 8 "ISOLA" [Alex, Isabella, Danielle]

Ormai era tornata a quella che era la sua vita, quella che aveva sempre considerato una prigione a cielo aperto. Ve ne sono tante nel mondo. Alcune hanno confini non visibili e spesso chi si trova all’interno non si accorge nemmeno di essere un prigioniero. La prigione di Danielle aveva come soffitto l’immenso cielo che sovrastava l’Isola, come sbarre l’immenso oceano che l’impediva di lasciare quel maledetto pezzo di terra. Ma a differenza di chi si trova in situazioni simili, la francese era a conoscenza l'Isola costituiva la sua prigione e sopratutto di non avere vie di fuga. Sapeva che l’Isola non l’avrebbe mai lasciata andarere. Ma del resto ora non aveva importanza. Niente aveva più importanza ora che le voci che si udivano nella giugla non egli unici a tenerle compagnia. Ora che, nelle lunghe camminate per la giungla, i suoi passi non erano più soli.

*le piace avventurarsi nei boschi dell’isola con sua madre, d’altronde l’ha ritrovata da poco e deve recuperare tutto il tempo perso. In fondo questa donna così particolare ha molte cose in comune con lei e, anche se non parlano molto perché non fa parte del carattere di nessuna delle due, si intendono* - Mamma, c'è qualcuno laggiù!-

Era già stanca ancor prima dell’incontro con Hugo, dopo essersi sforzata in quel modo per aiutarlo aveva ancora meno forze.. Sembrava infinito il cammino verso il suo giaciglio. Dieci passi e una sosta, il caldo era appiccicoso e insopportabile. I vestiti le si erano incollati addosso, aveva sete ed era nervosissima. Non sopportava più quell’Isola, avanti e indietro, sete, fame, difficoltà e caldo. Voleva andare via.* “Se Hugo riuscirà a far ragionare quel maledetto, magari riuscirò a lasciare l’Isola” *pensò, così avrebbe potuto raggiungere quella che al momento era la sua unica ragione di esistere. I dieci passi erano stati percorsi, perciò era ora di bivaccare per qualche minuto per terra. Era peggio di una lumaca.

*Gli abitanti dell’Isola la perseguitano, sembra essere una calamita per loro. E a guardar bene la donna che le si mostra dinnanzi sembra che abbiano predilezione per lei le donne incinte. Come potrebbe non riconoscere quello sguardo, così stanco, tirato, diretta testimonianza di chi sta attraversando quella che molti ritengono la più bella delle stagioni.*
-Chi sei?

*La donna è incinta! La guarda e guarda sua madre, pensa che anche lei si deve essere trovata nelle stesse condizioni quando la aspettava e prova un moto di tenerezza per lei e contemporaneamente di rabbia verso il destino che l’aveva portata a naufragare su quell’isola e che aveva impedito a lei, Alex, di conoscere una vita fuori di lì, vita che non riesce neanche ad immaginare. *

*Sobbalzò dallo spavento perchè non si aspettava di incontrare nessuno. Ancora non si era abituata al fatto che quell'Isola deserta era di fatto affollatissima.*
Salve signore, sono Isabella Alpert. Voi, prego? *rispose con la sua solita cortesia.*

* Alex quasi sobbalzò a sentire quel cognome*- Alpert? Hai detto Alpert? Conosco una persona che si chiama come te. Richard: è un po' il nostro capo, e anche un po' misterioso, siete parenti?-Come mai non ti ho mai vista?-.

*Sebbene l’esperienza e la razionalità consigliassero la Rousseau che sarebbe dovuta stare alla larga da certi incontri specie se legati a “Les Autres”, prevalse in lei il suo lato irrazionale e illogico, anche se forse più umano, il quale, le suggerì di soccorrere Isabella. In fondo se solo fosse successo a lei di incontrare qualcuno che l’aiutasse quando era nelle sue stesse condizioni….*
Io mi chiamo Danielle, Danielle Rousseau…Quindi sei una di loro anche tu? Dirai loro che ci hai viste? *E rivolgendosi alla figlia* forse dovremmo spostarci … non è più sicuro stare qui.

*Di prigioni ve ne sono tante nel mondo. Alcune hanno confini non visibili e spesso chi si trova all’interno non si accorge nemmeno di essere un prigioniero. Danielle non ne faceva eccezione. La sua vera prigione non era più l’Isola. La sua prigione era la sua stessa vita e lei era aguzzina di se stessa. Dalla determinazione di Alex a voler affrontare proprio l’uomo che la sottrasse alle braccia materne, capì che lei non aveva mai affrontato veramente. Ogni volta che aveva avuto a che fare con quell’uomo era andata in una direzione che non aveva in realtà scelto. Negare ciò significava recare un torto maggiore a tutto il suo passato, al suo presente, ma soprattutto significava pregiudicare il suo domani ogni sua possibilità riscatto . Per Danielle, ora, i confini della sua prigione erano chiari ed era tempo di abbatterli.*

*Aver preso la decisione di affrontare il suo patrigno le aveva ridato fiducia.
Quando, lasciandosi influenzare dalla madre, aveva pensato che sarebbe stata braccata su quell’isola in balia delle decisioni di Ben per sempre, aveva anche a poco a poco perso la speranza di una vita sua , in prima persona.
Ora si sentiva di nuovo carica e fortissima, erano bastate le poche parole di quella donna strana e così affascinante, Isabella, per convincerla che l’unica via d’uscita era ridiventare protagonista della propria vita, combattere!
Come era felice!*- Non vedo l’ora di parlarne con Karl!- * pensò sorridendo *

Mentre andava via, pensava a quanto ora fosse facile convincere le persone. Le sue parole avevano un potere persuasivo spiccato.. Cominciava a notare un cambiamento in se stessa che non le piaceva molto. Aveva convinto le due donne a fare una cosa che si, le avrebbe aiutate sicuramente, ma era stata spinta prima di tutto dai suoi interessi personali. Stava mandando da Benjamin tutte persone che sperava avrebbero potuto smussare il suo atteggiamento.