GRUPPO 7 "LUOGO SCONOSCIUTO - FLASHDREAM #1" [Desmond, Penelope]

I sogni fanno parte di noi, sono una parte essenziale del nostro essere umani. Non sono meri accessori del nostro stato di sonno. Senza di essi l’uomo non potrebbe scaricare le pulsioni che lo opprimono durante la sua quotidianità. Spesso li viviamo come osservatori esterni, come se fossero opere create da qualcun altro. Eppure siamo noi stessi a dare forma ai nostri sogni. Come un Demiurgo plasmiamo noi il nostro mondo onirico. Prendiamo ciò che possiamo dal mondo reale, lo rimodelliamo, lo trasformiamo e lo trasportiamo su quello onirico. Siamo noi il collante tra i due mondi. Noi, con le nostre paure e i nostri desideri, le nostre speranze e i nostri ricordi. Siamo noi a plasmare quella pluralità simultanea e dinamica di immagini e suoni. Siamo come un compositore che da vita alla propria sinfonia musicale e più precisamente una di quelle sinfonie dal ritmo frenetico, spezzato, irregolare.

I sogni non sono mai lineari. Tra il silenzio e la calma costantemente si insinuano frastuono e tensioni, le luci e colori vengono oscurati dalle ombre e dalle tenebre.
Se solo Penny avesse avuto coscienza di tutto ciò avrebbe di certo guardato con timore e sospetto il sogno che si stava apprestando a vivere, perché apparentemente, e almeno inizialmente, sembrava uno di quei sogni che ti mettono buon umore al mattino, quei sogni che non vuoi abbandonare. Per chi come Penny ultimamente ne aveva passato veramente tante, non c’era sogno più bello che vivere un momento di serenità accanto al proprio uomo… nient’altro, avrebbero potuto trovarsi in qualsiasi luogo, ma solo il fatto di stare insieme, vicini, lo rendeva il più bello dei sogni.


Camminavano mano nella mano quando si fermarono proprio dinanzi alla gabbia dei due cuccioli i cui video e foto stavano facendo il giro del mondo. Forse fu proprio l’aver sentito parlare dei due cuccioli e l’essere a San Diego a portare Penny e Des in quel luogo.. forse…ma non era così.
Ad un tratto, quello strano silenzio che alleggiava, come ovattato, tutto intorno, venne improvvisamente rotto da un suono ad entrambi assai familiare.
Era un pianto disperato di un bambino… ma non un bambino qualsiasi. Questo fu chiaro subito ad entrambi…

-Desmond, hai sentito?

*Si guardarono intorno per tentare di capire da dove provenisse quel pianto*
-Proviene da quella parte… Charlie…Charlie…
*Corsero verso un sentiero che si affacciava vicino alla gabbia dei piccoli tigrotti e giunsero davanti ad un’altra gabbia. Dentro, seduto, in lacrime, il loro bambino…



Purtroppo non era solo. Dietro di lui che faceva su e giù per la gabbia un enorme leone.

-Oh mio Dio.. oh mio Dio…
Con le mani afferrò e strinse fortemente quelle ruvide e fredde sbarre di acciaio che la separavano dal suo piccolo e infine infilò un braccio e lo protese verso di lui.
-Stai tranquillo piccolo mio.. stai tranquillo…mamma e papà sono qui..Desmond, Desmond.. cosa facciamo?