GRUPPO 9 "ISOLA" [Ben, Juliet]

[Flashback - Otherville, circa tre mesi prima]

*Passi. Sicuri, rapidi, solitari. L'unico rumore che riusciva a sentire, l'unico che non voleva ignorare. Nessuna indecisione, nessun ripensamento, nessun dubbio doveva intralciare la sua avanzata. Allungò il passo, avvicinando la meta ed allontanando l'incertezza.
Passi. Sempre più veloci. Sempre più rumorosi. Non lasciavano tempo al tormento di avere la meglio. Superarono l'ultima porta e raggiunsero l'unica importante, quella del diavolo. Quella alla quale stava per bussare.
E bussò, senza pensarci. Il diavolo la invitò ad entrare.*

"Buongiorno, Ben."

Non sorrise, non finse, si richiuse solo la porta alle spalle.

Alzò gli occhi al cielo, infastidita dalle inutili e false lusinghe di Ben. La voglia di chiudere tutto in tempi rapidi aumentò vertiginosamente. Si mise a sedere, lo guardò dritto negli occhi, quei disgustosi occhi che la stavano minuziosamente analizzando.

"Voglio che James lasci l'isola. So che puoi aiutarmi. E so che questo avrà un prezzo."

"Non c'entra niente la mia vita personale, Ben."

Mentì. Forse.

"Ho visto quello che è successo ad Hugo. So che non è un caso isolato, so che è successo ad altri e succederà ad altri ancora. Perciò, Ben, per favore, se non sei un mostro, dimostramelo. Mi darai una ragione per guardarti con occhi diversi."

Non mentì, ma non disse tutta la verità. Voleva proteggere James, nonostante tutto. Ma voleva proteggere anche se stessa, allontanandolo, per sempre. Voleva concedersi la possibilità di dimenticare.

Tutto qui? Pensò. Era stato fin troppo semplice. Lo osservò per qualche istante, con uno strano mix di diffidenza e gratitudine.

"Grazie, Ben. Sono in debito con te."

Si pentì istantaneamente di quelle parole. Mai sottovalutare il diavolo.
Avrebbe dovuto alzarsi ed andare via, l'agonia sembrava essere finita. Ma sapeva che non era così. Rimase in attesa che Ben le presentasse il conto.

Sentì un tonfo. Era il mondo che le stava crollando addosso? Lo stava aspettando quel conto. Eppure, mai, nemmeno per un secondo, aveva immaginato qualcosa di così meschino. Si lasciò andare contro lo schienale della sedia, incrociò le braccia, non abbassò lo sguardo. Era di nuovo disgustato, come prima, e voleva che lui lo sapesse.

"Dico che chi ha pensato che questo posto fosse l'inferno, evidentemente aveva ragione."

Non aveva motivo di fingere. Ben voleva solo un "sì", uno qualunque, non un "sì" vero, sentito. Ben la stava ricattando e non ci si aspetta rispetto in risposta. Solo quel "sì" qualunque.

"Fatti mandare quei libri, hai vinto di nuovo."

Si alzò e si precipitò fuori. Passi rapidi, rumorosi, solitari. Passi disperati, che non riuscivano più ad allontanare il tormento. Chiuse la porta. Scoppiò in lacrime.

Il fumo svanì, insieme a quelle vecchie immagini. Non i ricordi, quelli rimasero lì, protagonisti della scena, insieme al rimorso.
Juliet rimase immobile, non c'era bisogno di muoversi, lo invitò a voltarsi e lui lo fece. I loro sguardi erano tutta un'altra storia. Gli occhi di Ben erano così facili da leggere adesso ed era bello osservarli: lucidi, pentiti, indifesi. Le strapparono un sorriso appagato.

"Non mi hai cercata. Eppure è da un po' che manco dalla tua stanza degli ospiti, quella sempre in ordine." Sorrise beffarda "Non ti sei chiesto come mai?"

"Non puoi fare niente per farmi tornare indietro. Niente. Ma puoi ancora rimediare ai tuoi errori."
Si avvicinò di qualche passo, pochi centimetri dividevano i loro visi.

"Vieni fuori a cercarmi. Fuori dall'isola. Lontano dal tuo potere."

Rimase a godere per qualche istante della sua posizione di assoluto vantaggio.

"Volevi dimostrare di non essere un mostro? Fallo davvero, stavolta."